Banner

venerdì 5 giugno 2015

La festa di fine anno

La festa di fine anno dell'asilo, quando all'asilo ci andavo io, si svolgeva più o meno così: una settimana prima della fine della scuola la maestra (all'epoca ce n'era solo una per classe) ci insegnava una canzoncina di una strofa sul vecchio West, composta da parole lunghe al massimo tre sillabe. Il pomeriggio dell'ultimo giorno di asilo, due minuti prima dell'uscita, ci legava un fazzoletto al collo e ci diceva che eravamo diventati dei cowboys, oppure ci dipingeva due strisce nere sotto gli occhi con un turacciolo bruciato per trasformarci in indiani. La classe saliva sul palco allestito in palestra, si cantava la canzoncina davanti ai genitori estasiati e si tornava tutti a casa.

Ecco, da allora le cose sono un po' cambiate.

La preparazione della festa di fine anno della scuola di Trottols è iniziata a Febbraio, quando è stato presentato il programma dell'ultimo trimestre, incentrato sul libro di Luis Sepùlveda Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare. Per un po' Trottols è tornata a casa affermando "Oggi a scuola ci siamo vestiti da Colonnello, coi baffi", il che, unito ad una preoccupante abilità della piccola nel Passo del Leopardo mi ha fatto più volte domandare se ogni mattina portassi effettivamente mia figlia in un istituto cattolico e non piuttosto in una madrassa in cui si addestravano le future reclute dell'Isis... Quando, nelle settimane successive, la piccola ha iniziato a menzionare Zorba, Diderot e Segretario, grazie ad una visita a Wikipedia ho capito e mi sono tranquilizzato.
Nel frattempo le settimane passsano e sentiamo Trottols affermare di essere oggi un pesciolino, domani una gabbianella, dopodomani una pescivendola. La sera prima di dormire, nel suo lettino, quando crede di non essere sentita dai genitori, ripete strofe di canzoni assortite, ed a noi ignote, al fido Papo.
All'approssimarsi del giorno fatidico, dalle maestre ci arrivano le richieste più strane: bottiglie vuote, barattoli, appendiabiti in ferro, giubbini con catarifrangenti tipo quelli che si devono tenere in macchina, l'invito a portare maglietta e pantaloncini di un colore ben specificato e differente a seconda dei bimbi. Contemporaneamente Trottols, che ha evidentemente ricevuto precise istruzioni, si chiude nel riserbo più assoluto relativamente allo spettacolo, rispondendo alle domande sulla festa con nome, grado, numero di matricola e la frase "E' un segretooooooo!!!!"

Il pomeriggio della festa splende il sole e come tutti i genitori, alle 15.30 ci presentiamo di fronte al portone della scuola, convinti di assistere, ciascuno nella classe di suo figlio, ad una breve performance. Che le cose non andranno esattamente così lo capiamo nel momento in cui, un metro dopo la soglia veniamo intercettati da un gruppo di genitori che, cartellino del servizio d'ordine al collo e espressione degna dei più accesi Katanga, ci indirizzano verso la tensostruttura che dalla sera prima fa bella mostra di sè nel cortile.

All'interno della tensostruttura l'atmosfera è da finale di Coppa del Mondo di Calcio.
In Brasile.
A mezzogiorno.



Non solo per i 45 gradi (vi ricordate che splendeva il sole? Ecco, un enorme pallone di gomma riscaldato arriva tranquillamente a questa temperatura), ma per la straordinaria quantità di genitori e nonni assiepati a semicerchio intorno ad un'area di almeno 100 metri quadrati delimitata da nastro biancorosso, che funge da palcoscenico, che uno così non ce l'avevano nemmeno gli U2 ai tempi d'oro.
Il pubblico è allineato su quattro file: seduti per terra, seduti sulle panche, in piedi, in piedi sulle panche. Si sgomita pesantemente per raggiungere la posizione che permette le migliori foto (rigorosamente con flash, sembra di essere sul Red Carpet la sera degli oscar) e riprese video. E poco importa che il palco sia ancora assolutamente vuoto.
Ad un segnale convenuto i bimbi entrano in scena dalle quinte, divisi per gruppi: gabbianelle con ali fatte di carta velina e grucce di ferro, spazzini con gilet ad alta visibilità, pesciolini vestiti di rosso, gatti in calzamaglia nera ed un trucco degno di Diego Dalla Palma.
Per l'ora e mezza successiva assistiamo ad uno spettacolo che sta a metà tra il musical ed il saggio di ginnastica, con i bimbi concentrati (sì, ma anche sorridenti, eccitati e divertiti) che saltano nei cerchi e fanno le capriole a tempo di musica, replicando gli esercizi di psicomotricità imparati nei mesi precedenti. Il gran finale è una delle maestre - la gabbianella che ha imparato a volare - che si libra legata ad un trapezio circense a cinque meri da terra, tra gli applausi scroscianti del pubblico.

Chapeau.

Ah, ti rendi conto di essere inequivocabilmente invecchiato quando un amico ti telefona eccitato affermando di avere due pass per il backstage del concerto di Radio Italia in Piazza Duomo dove si esibirà Ligabue, e sei costretto a rispondere che vai alla festa di fine anno dell'asilo di tua figlia.

1 commento:

  1. Wow... sento un tono dolceamaro: forse hanno esagerato un po'? Una tensostruttura dalle mie parti ancora non si è vista ;-) In effetti preferisco spettacoli un po' più intimi. Quanto all'afflusso di parenti, bisogna anche dire che, rispetto ai nostri tempi, ora i nonni tengono i bambini spesso a tempo pieno e, quindi, mica possono mancare al grande show! (Non nel mio caso)

    RispondiElimina