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mercoledì 31 ottobre 2018

Gente a San Siro

Mi prendo una piccola vacanza dalle vicende trottolesche per toccare un tema che comunque la riguarda, almeno tangenzialmente. La piccola babyultra sta crescendo velocemente e sempre più milanista. Basti sapere che per la promozione dalla prima alla seconda elementare ha chiesto ed ottenuto la maglietta di Cutrone e che quest'estate, quando la signora che gestisce lo stabilimento balneare ci ha consegnato la chiave della cabina 63 la piccola ha esclamato "E vai! Come la maglia di Patrick!".
Uno degli effetti negativi di questa passione smodata (oltre alla sveglia mattutina al grido di "Se c'è Patrick Cutrone è gol") è che la piccola continua ad assillarmi su quando la porterò nuovamente a San Siro (perchè, come le ho spiegato, lo stadio di Milano è e sarà sempre San Siro. Il 'Meazza' non esiste). A questa domanda io cerco di traccheggiare, perchè il campionario di umanità che popola il settore dove ho l'abbonamento è abbastanza vario. Devo quindi prepararla ad incontrare

L'entusiasta: maschio, sulla quarantina. Evidentemente con un passato in Curva Sud, oggi imborghesitosi, conosce tutti, ma proprio tutti i cori, li canta stonatissimo a 130 db ed è un pericolo costante per i timpani di chiunque gli sieda in un raggio di 5 metri.

Il tecnico umarell: figura temutissima, in grado di rovinare la più appassionante delle partite. Un po' in là con gli anni, osserva la partita come i vecchi osservano i cantieri (non ha le mani dietro la schiena solo perchè è seduto) e commenta le azioni come i vecchi commentano gli operai al lavoro.
Il dramma è che lo fa coinvolgendo i vicini dando loro di gomito, con tono e inflessione di Ale di Ale e Franz. "Uè, ma secondo te il 4-4-2 va bene con quei giocatori? Io dico di no! Non si può far giocare l'esterno col piede opposto, i cross sono tutti sbagliati, non trovi?"

Il pessimista cosmico: è il Fabio Caressa della sfiga. Commenta tutte le azioni in modo negativo, prevedendo le sciagure più terribili. "No, non darla ad Abate, quello non sa crossare, è palla persa! Esci Gigio, esci che se no prendiamo il gol! Jack, non tenerla che la perdi, non passarla indietro che ci schiacciano!". Forse è solo scaramanzia, ma il punto è che purtroppo ha quasi sempre ragione.

Il monotematico: è uno che, inspiegabilmente ce l'ha a morte con uno specifico giocatore. Osserva in silenzo la partita, quasi non esulta nemmeno ai gol, tranne quando l'oggetto del suo odio gioca la palla. A quel punto si scatena, urla come un ossesso insultando la sua nemesi qualunque cosa faccia. L'unica spiegazione è che il giocatore in oggetto gli abbia trombato da poco la moglie.

Il distratto: altro personaggio temutissimo da avere al fianco. Nonostante abbia lo sguardo costantemente rivolto al campo di gioco sembra non vedere nulla di quanto succede, dal momento che chiede di continuo dettagli. "Chi ha rinviato di testa? perchè l'arbitro ha fischiato? Era fuorigioco? Chi si sta scaldando? Ma come si chiama il 7 avversario?" L'unico comportamento possibile per godersi la partita è fingere una sincope. 

Gli Allegri: nonostante siamo in tema calcistico non sono parenti dell'attuale allenatore della Juve. Sono un gruppo di amici che non si capisce cosa vengano a fare allo stadio. Arrivano insieme, rollano il primo cannone mentre i giocatori stanno facendo il riscaldamento prepartita e finiscono quando sono già sotto la doccia. La sensazione è che alla fine, se qualcuno gli chiede coma sia finita la partita, non ricordino nemmeno il risultato.

giovedì 19 aprile 2018

Ho creato un mostro

Sono tifoso.
Sono molto tifoso.
Sono sempre stato molto tifoso.


E' inevitabile quindi che un po' della mia passione sia passata al diavoletto (mai soprannome fu più azzeccato, in questo contesto) biondo, che dalla stagione 2017-2018 ha iniziato a tifare Milan. Mi piace pensare che la sua sia una passione autogenerata, ma temo che il desiderio di compiacere papà c'entri parecchio.

Fatto sta che, da quando l'ho portata a San Siro a vedere Milan - Universitatea Craiova (succoso preliminare di Europa League giocato in un'afosa serata di inizio agosto 2017) Giulia ha iniziato ad interessarsi di calcio, anzi, di Milan.

Ossessivamente.

Ha voluto la maglietta di Donnarumma, di cui pensavo ammirasse il colore dorato, si è interessata della possibilità di poterlo un giorno sposare, ha sviluppato un'insana passione per Bonucci, Bonaventura, Cutrone e soprattutto Suso. In breve tempo ha imparato a memoria la rosa (titolari e riserve) ed il suo principale cruccio è quello di non riuscire a scrivere correttamente Çalhanoğlu.

Il peggio, comunque, doveva ancora venire.

I cori dei tifosi sentiti allo stadio l'hanno affascinata, soprattutto perché si è resa conto che, come le canzoni di Rovazzi, erano un'ottima occasione per dire parolacce in libertà ed ha iniziato a cercarne quanti più potesse.
All'inizio la sua fonte ero principalmente io, che (in anticipo su quanto ha fatto lo Stato Sociale a Sanremo) edulcoravo i testi per renderli cantabili da una bimba delle elementari - e quindi "interista diventi pazzo / son vent'anni che non vinci un razzo". Poi, un giorno, la sento rappare un testo che non le ho insegnato io: "L'Inter è morta e sepolta al cimitero / scolpito sulla tomba / 11 Maggio 6-0".
Interrogata su quale compagno di classe le avesse insegnato quella canzone, Giulia mi ha regalato il suo sguardo "Papà non capisci niente", mi ha condotto al tablet e mi ha mostrato la fonte della sua ispirazione.


Come ci sia arrivata non mi è ancora chiaro, comunque non ricordo se ho già detto che il peggio doveva ancora venire.

Come in un diabolico Trivial Pursuit monotematico, la microultras ha infatti iniziato a sfoderare una serie incessante di domande:
"Papà, ma in che anno è nato il Milan?" Nel 1899 Trottols. E' scritto lì sullo scudetto.
"Papà, ma perché il simbolo del Milan è un diavolo?"
"Papà, ma perché i colori del Milan sono il rosso e il nero?" Queste le so, Trottols. E da oggi le saprai anche tu. "Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco, ed il nero come la paura che incuteremo ai nostri avversari". Lo diceva il fondatore del Milan, Herbert Kilpin.
"Papà, ma allora Donnarumma gioca col 99 perchè è l'anno di nascita del Milan?" Non credo. Penso che sia perché lui è nato nel 1999
"Papà, ma chi è il giocatore più bravo del Milan?"
"Papà, ma chi è il giocatore più vecchio del Milan?"
"Papà, ma chi è il giocatore più giovane/alto/basso/grasso/magro del Milan?"
"Papà, ma che differenza c'è tra Coppa Italia e Campionato?"
"Papà, ma quanti scudetti/coppe Italia/Champions/Europa League ha vinto il Milan?" E meno male che non conosci la Mitropa Cup...
Papà, ma..."
E il brutto è che a queste domande la risposta standard "Chiedi alla mamma" non può funzionare. 

Ho per caso già menzionato il fatto che il peggio doveva ancora venire?

L'altra domenica, al mio ritorno da San Siro dopo Milan-Napoli (per la cronaca: 1-1 con paratona miracolosa di Donnarumma al 93') trovo appesa alla finestra l'opera prima della babyultras prodotta, ci tiene a sottolineare mia moglie, dopo novanta minuti di tifo sfegatato e molto rumoroso: zoomando sull'immagine si possono distinguere un paio di frasi interessanti.

Ed è a questo punto che arriva il peggio: la piccola mi si avvicina e, dopo aver ricevuto la doverosa dose di complimenti mi sorride e mi fa la più temuta delle domande (altro che 'come nascono i bambini?')

"Papà, mi spieghi il fuorigioco?"

Ho creato un mostro.

Ed ora devo farlo crescere.